Cos'è il piacere?
Tutti i più grandi filosofi e pensatori del passato si sono cimentati sul concetto del piacere accostandolo vuoi alla virtù (Socrate), vuoi all’anima (Platone), vuoi al bene (Aristotele), vuoi all’etica (Epicuro), vuoi all’unità mente - corpo (Cartesio), vuoi alla bellezza (Kant), vuoi ai moventi prioritari delle azioni umane (Bentham), vuoi all’assenza del dolore (Shopenhauer, Nietzsche). La riflessione sul piacere è penetrata nello studio della vita psichica trovando in Freud uno dei suoi più convinti cultori. Secondo il padre della psicanalisi è il principio del piacere l’elemento cardine attorno al quale ruotano i conflitti e le pulsioni che abitano nell’inconscio umano. In tempi più recenti, grazie allo sviluppo delle neuroscienze, l’interesse sul piacere è approdato nei laboratori della neurofiosologia. E’ qui che i neurologi James Oldes e Peter Milner, negli anni ’50, con i loro esperimenti sui ratti, diedero il via allo studio delle strutture neurologiche coinvolte nel sistema della gratificazione.
Il centro del piacere, detto anche circuito della ricompensa, è un circuito di neuroni localizzato nella parte profonda del cervello, specializzato nella produzione di sensazioni gratificanti. Quando c’è un valido motivo per “premiare” l’organismo il sofisticato sistema entra in azione, liberando dopamina, la “molecola del piacere”. E’ questo un meccanismo educativo di straordinaria importanza nell’economia generale della specie umana: un segnale chimico ad effetto premiante seleziona e regola i comportamenti fondamentali per l’esistenza. I neuroni specializzati ad elaborare il piacere sono localizzati in due sedi anatomiche distinte: nel nucleo accumbens situato nella parte profonda del cervello e nella corteccia prefrontale, in cui ha sede la capacità critica. E’ a livello di queste zone che nasce la sensazione di piacere vera e propria e l’individuo ne prende coscienza. Quando uno stimolo gratificante (droghe, fumo, alcol, gioco, sesso …) attiva i neuroni di una zona del cervello chiamata VTA (area ventrale tegmentale), questi rilasciano dopamina a livello del Nucleo Accumbens e della Corteccia prefrontale.
Immaginiamo di gustare per la prima volta un dolce particolarmente piacevole. La stimolazione sensoriale che parte dall’organo del gusto situato nella lingua, di passaggio in passaggio, giungerà sino alla liberazione di dopamina nelle suddette aree dando luogo ad una sensazione di piacere. Il segnale poi viene indirizzato verso i circuiti della memoria-apprendimento, dove viene archiviato con tutte le informazioni necessarie per essere ricercato in nuove circostanze (tipo di dolce, dove lo abbiamo gustato, con chi eravamo, ecc.). Atri collegamenti segnalano lo stesso stimolo alle aree cerebrali deputate alla regolazione umorale, così da aversi anche un innalzamento del tono dell’umore e una più duratura sensazione di benessere. Lo stesso succede se al posto del dolce utilizziamo una droga, oppure riceviamo un premio o compiamo azioni gradite. La sensazione gratificante è proporzionale alla quantità di dopamina liberata che dipende a sua volta dal tipo di stimolo.
Praticamente tutte le droghe, con meccanismi diversi, sono in grado di attivare questa via e di procurare piacere. Le droghe poi si differenziano perché attivano anche altre aree cerebrali differenti da droga a droga. La stessa via è attivata o inibita anche da altri neurotrasmettitori fisiologici (serotonina, noradrenalina...), al fine di mediare le sensazioni gratificanti provenienti dagli organi sensoriali (vista, udito, olfatto, gusto, tatto) e dai più complessi circuiti psicologici. Ciò spiega il collegamento della “via del piacere” con le stimolazioni che arrivano dal mondo esterno attraverso le vie sensoriali e dal mondo interno attraverso pensieri ed emozioni. Non solo le droghe quindi attivano questa via e sono potenzialmente in grado di causare dipendenza, ma anche i stimoli sensoriali, pensieri ed emozioni. Dalla ricchezza di tali collegamenti si comprende l’importanza di questo straordinario sistema neurologico che sovrintende funzioni vitali per la vita e addirittura per la sopravvivenza quali la nutrizione, la riproduzione e l’apprendimento dei comportamenti.
Quando si fuma una sigaretta, si beve un drink o si utilizza una droga si sollecitano queste parti delicate del cervello. Essendo però stimoli artificiali non sono assoggettati ai normali sistemi di regolazione fisiologici. Normalmente esistono dei meccanismi che impediscono un eccesso di stimolazione. Quando per esempio mangiamo qualcosa che ci piace, man mano che ci saziamo il desiderio di continuare a mangiare si esaurisce. Se non ci fosse questo meccanismo di autolimitazione ogni volta che mangiamo qualcosa di gradito finiremmo per scoppiare. Nel caso della stimolazione artificiale, l’eccesso è tutt’altro che raro, in quanto i circuiti di auto-contenimento non funzionano. Ciò porta il sistema di gratificazione ad una sorta di insensibilità allo stimolo che spinge a ricercarlo di continuo. Nota di rilievo: se nell’animale da esperimento, dopo l’esposizione a una droga, l’evoluzione verso la dipendenza è inarrestabile, nell’uomo le cose sono un po’ diverse. Il principio del piacere, pur essendo un richiamo comportamentale molto forte, non è così prioritario come nell’animale. Negli esseri umani ci sono altri criteri di riferimento che guidano pensieri e azioni: senso critico, autostima , valori, amor proprio, autocontrollo … Principi superiori che fanno la differenza.