Il cellulare - Esci dalla trappola

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Il cellulare

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È sicuramente la tecnologia preferita dai ragazzi: specialmente quelli dell’ultima generazione, touchscreen, gli smartphone. Lo portano sempre con sé, per mandare messaggi, per sentire la musica preferita, per navigare su internet, per fare, vedere e inviarsi video, foto e musica con il bluetooth (senza pagare).
È un modo per essere alla moda, per essere come gli altri. Da questa espressione, tipica dei ragazzi, si può dedurre come attualmente anche il possedere un oggetto come il cellulare crei nei giovanissimi un senso di appartenenza al gruppo, fondamentale per iniziare a creare un distacco dalla famiglia e cercare modelli alternativi su cui poter sperimentare elementi della costruzione di identità, proprio come l'abbigliamento ed il look.
Il cellulare sviluppa anche il bisogno di comunicazione oltre a quello di appartenenza . Anzi è proprio su questo bisogno che è iniziato il mito del cellulare nei giovani. Il bisogno di comunicare con i genitori in caso di bisogno, ma soprattutto di comunicare con i pari, ovvero il desiderio di restare in contatto con gli amici: è questa la funzione più diffusa del telefonino.    
La maggioranza dei ragazzi riceve il primo cellulare tra la quinta elementare e la seconda media. All'inizio viene utilizzato solo per i videogiochi o per ricevere le chiamate dei genitori, in seguito serve soprattutto per "messaggiare" con amici/che. Scrivono sms per confidarsi, chiacchierare, organizzare attività o semplicemente passare il tempo. Ricevere messaggi è un segnale che per molti vuoi dire sentirsi pensati, accettati, ascoltati e compresi, elementi che richiamano il processo di costruzione dell'identità.
Spesso si passa più tempo a scrivere messaggi che a stare con le persone. La comunicazione al cellulare in alcune circostante è indubbiamente più facile rispetto al dialogo faccia a faccia.
Il cellulare aiuta ad affrontare la timidezza: è più facile scrivere ciò che si prova per qualcuno che dirlo a voce.
Permette di superare più facilmente le relazioni interpersonali difficili, le situazioni imbarazzanti, è più facile sfogarsi o chiedere qualcosa.
I ragazzi scrivono gli sms quasi senza guardare la tastiera tanta è la loro familiarità con questa tecnologia. Per un sms di 160 caratteri impiegano dai 30 secondi ad un minuto massimo; molto dipende se devono pensare al contenuto da scrivere o se è "una risposta automatica" che il dizionario del T9  già conosce. Arrivano a scrivere fino a 200 messaggi al giorno, mentre si occupano di altre attività. Gli sms spesso sono scritti con abbreviazioni:  per esempio tvb significa ti voglio bene,  cvd: ci vediamo dopo …  Il modo di comunicare, l’aderire a un linguaggio  favorisce la costruzione di un gruppo in cui il ragazzo si identifica, si riconosce, si confronta e vi appartiene. Il linguaggio criptato, quasi in codice degli sms è uno spazio protetto, uno spazio che permette al ragazzo ad esprimersi liberamente, di creare sintonia emotiva, ma anche di differenziarsi dall’adulto e di proteggersi da esso. L’esclusione dell’adulto è fondamentalmente un meccanismo di difesa  
Con il cellulare si è sempre rintracciabili: tenendolo costantemente acceso possono essere contattati dai genitori più volte al giorno, anche se questo a volte può dare fastidio: il controllo è spesso percepito come una mancanza di fiducia. Allo stesso tempo il cellulare consente di avere i genitori a portata di mano. Ma nel caso di chiamate indesiderate si può scegliere di rispondere o meno, comunicando un messaggio chiaro di disinteresse. Il cellulare si presta quindi ad assolvere ad una funzione doppia e complementare: mantenere il contatto con la famiglia, soddisfare il bisogno di dipendenza dai genitori, e mantenere un mondo privato, esclusivo, nel quale si decide con la propria testa, soddisfacendo il bisogno di indipendenza.   
Quali i rischi?  Quelli principali sono essenzialmente due.  Il primo che il telefonino diventi il mezzo abituale per gestire tutte le relazioni. Ci si abitua così alla relazione surreale, possibile solo attraverso lo strumento tecnologico, perdendo di fatto la capacità di gestire le relazioni nel reale.  Il secondo che l’ iper-utilizzo si tramuti in vera e propria dipendenza: il traffico telefonico quotidiano diventa allora esorbitante e prevalente su tutto e su tutti, il pensiero è costantemente rivolto al cellulare, sino a quadri di vera e propria astinenza in corrispondenza di una forzato distacco dal cellulare (con sintomi di ansietà, aggressività e depressione).


 
 
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