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Molteplici studi svolti sui giovani portano a stimare il rischio di tecnodipendenza intorno al 10%. Come dire che uno su 10 dei ragazzi che usano il cellulare, la playstation o navigano in internet svilupperà un attaccamento patologico. Il dato è preoccupante, anche perché il rischio del consumo tecnologico non si riduce solo al problema della dipendenza, ma si estende anche ad altri aspetti della salute fisica, psicologica e sociale dei giovani. Che cosa possono fare genitori e insegnanti di fronte a questo fenomeno? Molti adulti pensano che la cosa migliore sia “controllare” le mosse dei ragazzi: adottando il parental control presente nei moderni televisori, vietando l’accesso a determinate esplorazioni web con appositi programmi di protezione, limitando l’uso di cellulari e consolle (ritirandoli e mettendoli sotto chiave). Si preferisce l’esercizio dell’autorità e l’inevitabile scontro con le aspettative dei giovani pur di non rischiare una loro contaminazione tecnologica negativa. Ma possiamo definire questa una strategia educativa vincente? L’elemento del controllo, in senso generale, è una componente essenziale alla crescita quando però è motivato, coerente e soprattutto non è l’unico strumento educativo messo in campo. Limitarsi a dire “tu non puoi fare questo”, senza spiegarne le ragioni, senza spiegare perché la stessa cosa può essere fatta in età diversa e senza fare proposte alternative significa abusare del potere educativo e generare frustrazione. Forse è preferibile conoscere un po’ di più i bisogni dei nostri giovani, sapere quali di questi bisogni soddisfano le nuove tecnologie e accompagnarli ad uso corretto delle stesse. Stiamo parlando di strumenti studiati non certo per danneggiare la qualità della vita, ma con funzioni tutt’altro che inutili o accessorie. Non ha molto senso criminalizzare lo sviluppo tecnologico, temerlo e stabilire a priori delle limitazioni, senza conoscere le motivazioni che lo rendono così attraente per le nuove generazioni. Il vero problema è che oggi i giovani usufruiscono dei prodotti tecnologici senza un’adeguata preparazione. E’ come se avessero una bella macchina a disposizione senza la patente per poterla guidare. Il compito degli adulti (genitori, insegnanti, istituzioni) è quello di fornire questa “patente” , educando all’uso responsabile dello strumento tecnologico. Sapere a cosa serve ciò che mettiamo loro tra le mani e quali rischi comporta è il primo passo da compiere. Solo in un secondo tempo potremo “concordarne” con il giovane interlocutore le modalità più sicure dell’uso.