Immagini di cambiamento - Esci dalla trappola

Vai ai contenuti

Menu principale:

Immagini di cambiamento

Approfondimenti
Il sentiero - Fabio (2009)

Non è la prima volta
che compio il tragitto,
ma non sono mai arrivato
fino alla fine.
Mi chiedo perchè, perchè.
Perchè non posso essere contento di me.
Perchè mi odio così tanto.
Non lo so, so soltanto
che questa volta non mi fermerò.
Lo voglio scoprire.
E' incredibile, una vita buttata,
questo lo so, quindi di peggio
nulla scoprirò.
Coraggio bello,
sarà solo qualche passo in più!

La maschera - Fabio (2009)

La stanza semibuia, fredda,
la poltrona, nel mezzo di essa.
La maschera, l'orrendo costume
di un carnevale durato una vita.
Era lì, stesa sulla poltrona,
sembrava un fantoccio vuoto,
sembrava il vuoto di un uomo.
Sangue raffermo sulle maniche,
nauseanti odori di vino e birra
esalavano da quelle vesti.
La maschera esibiva un ghigno,
ma mostrava tristezza.
Guardavo la scenografia,
immobile, senza espressione,
senza un sentimento.
La festa era finita.

Quelle parole - Fabio (2008)

Scritte sulla carta si staccano dolci,
come farfalle timide e accarezzano gli occhi.
Quanto hanno da dire,
quanto vogliono spiegare,
se il rumor del battito di quelle ali,
hai deciso di ascoltare.
Ascolta attentamente,
ogni giorno non è mai niente.
Ascolta assiduamente
il rumor di quelle ali
che accarezzano i tuoi occhi,
quelle parole non hanno eguali.

Il mare, il vento - Fabio (2008)

Se è vero che rabbia fa rima con sabbia,
ieri la rabbia ha dominato i sentimenti,
creando così un'isola di sabbia,
sferzata dal vento,
circondata dal mare,
un mare di lacrime.
Come posso non piangere
come posso non commuovermi,
il mostro sta morendo
ma ha sempre fatto parte di me,
bambino mai cresciuto,
abbiamo camminato,
giocato, amato, sofferto,
abbiamo diviso un piatto,
mi ha sempre accompagnato
non potevo
non essergli affezionato.
Il mare di lacrime,
chissà quando finirà,
il vento soffia, la mia barca
salta sulle onde, i gabbiani!
presto vedrò la terra.

La tua immagine - Fabio (2008)

Ti ho scattato una foto,
le nostre vite così vicine,
ma spesso troppo lontane,
per tanti anni, per troppi anni.
Sei debole adesso, adesso sei malato.
Quando eri più giovane mi facevi paura,
ma ricordo anche quanto ti adoravo.
Mi sovrastavi, avevi più paura tu di me,
questa è la verità.
In realtà eri forte, eri grande e forte,
perchè quella paura?
E' complicata la vita, questa è la verità,
ma non ho rancori, stai tranquillo,
ti voglio tanto bene.

Chi sono? - Fabio (2008)

Chi sono, ho amato
non ho amato?
Essere o non essere,
da dove arriva questa voce?
Cosa ho fatto in questi anni?
Troppa lucidità,
è un riflesso che può accecare.
E' un raggio di luce
dritto negli occhi,
entra nel cervello
sterilizza i ricordi.
Toglie microbi e batteri,
così da rendere le superfici
pulite e nitide.
Ma proprio l'aspetto
estremamente igienico,
rende il ricordo
pulito da quell'unto
che era solo illusione.
Difficile è prender coscienza
quando ti trovi di fronte
la povertà delle esperienze.
Giovane non sono,
rimango "solo"
con la voglia di esplorare.

Il risveglio - Fabio (2007)

Il lungo periodo di vita non-vita,
di vita non-morte,
protagonista di quel film, chiamato inganno,
l'assurdo sonno su falsi allori,
le cui foglie, una volta sbriciolatesi,
si son trasformate in frammenti di vetro,
che penetrando così, sempre più affondo nelle carni,
sono arrivati fino all'anima.
Finito il giuoco, esauritasi quella scialba pellicola,
destatomi dall'inquieto sonno,
dopo applausi, pianti e balli,
ritrovarsi lì,
nel campo da me seminato,
pieno d'erbacce, arido, mal curato,
sporcizia e tanta tristezza.
Ed anche in ciò, vi è la mia colpa,
anche quì ho lasciato il segno
o forse è meglio dir il non-segno.
Quanta gente ha bisogno di noi,
e spesso noi, non ce ne rendiamo conto.
Quanta gente mi ha guardato negli occhi,
cercando una risposta,
a me, che neanche davo risposte alla mia persona.
E adesso oso anche arrabbiarmi,
odio il presente, ma nulla ho fatto nel passato.
Senza figli, e senza amore,
l'ora è arrivata, di far il padre.

La tela - Fabio (2007)

Comunicare è regalare,
aprire la propria anima
è un dono.
Mostrar quella parte di sè
per molto tempo
rimasta rinchiusa.
A cosa serve tenersi tutto dentro?
La biro è un pennello
il quaderno una tela
le emozioni i colori
i sentimenti i soggetti.
E dipingo quello che sento dentro di me.
Disegno quel mondo interiore
che spinge, che pulsa,
vuole evadere da una prigione fatiscente,
l'energia è incontrollabile
può solo esser guidata.
Vi regalo e mi regalo
la mia fotografia.
I dispiaceri
posson diventar fiori
stupendi, dai colori più sgargianti,
nel nome della libertà
è ora di andare.

 
Oggi è
Torna ai contenuti | Torna al menu